ITALIA
9 ottobre 1963.
Duecentosessanta milioni di metri cubi di materiale si staccano dal monte Toc e precipitano nel bacino artificiale del Vajont.
Il materiale staccatosi dal versante meridionale, precipita ad una velocità di circa 95 km all’ora nell’invaso per una lunghezza di 1,8 km ed un’altezza di 152 metri al di sopra del livello idrico, provocando un’ondata di oltre 200 metri.
L’ondata dopo aver lambito i paesi di Erto, Casso e San Martino, che si trovavano a monte, si abbattè sulla diga asportandone la parte superiore e s’incanalò nella gola del Vajont raggiungendo la Valle del Piave e cancellando in pochi minuti Longarone e altri paesi più piccoli.
La catastrofe provocò circa duemila morti.
Tre fondamentali errori umani hanno portato alla strage:
l’aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico;
l’aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza;
il non aver dato l’allarme la sera del 9 ottobre per attivare l’evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.
Fu aperta un’inchiesta giudiziaria.
Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la prevedibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi.