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Il terreno è cosparso di frammenti di carne e di ossa sbiancate dal sole. Uomini inginocchiati, roteano su stessi in preda ad un’esaltazione mistica.
E’ terribile: ha occhi minacciosi, la lingua è sporgente, dal suo corpo partono quattro braccia e indossa una cintura fatta di braccia smembrate.
Intorno a lei una catena di teste mozzate.
Nella mano sinistra impugna una spada insanguinata e nella destra tiene la testa recisa di un demone. L’altra mano sinistra è alzata in segno minaccia, mentre con la destra abbassata sembra accordare benefici. Ma chi erano gli adoratori di questa terribile dea che contava una numerosa schiera di seguaci assassini che hanno fatto molte vittime?
Conducevano una vita normalissima, la loro appartenenza alla setta era segreta ed era ispirata da convinzioni religiose molto profonde. Le uccisioni, avevano come scopo quello di ingraziarsi la dea Kalì, ottenendo in questo modo di sfuggire al ciclo della reincarnazione. Ciò era possibile, però, soltanto se la vittima era uccisa secondo un rituale specifico: il Thagi.
I tugs usavano un fazzoletto di seta arrotolato, detto Ruhmal, che ad un estremità aveva una pesante moneta, veniva fatto roteare in modo che la moneta colpendo la testa della vittima la stordisse per poi poterla strangolare. Le loro vittime non erano donne e bambini, anzi spesso adottavano i figli delle persone che uccidevano.
Studiò a lungo il loro mondo segreto e dopo una dura lotta riuscì a sconfiggerli in tempi brevissimi. La repressione fu durissima, furono giustiziati circa 4000 adepti e i più giovani venivano inviati in istituti di rieducazione.
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