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Nel Medioevo non esistevano talebani o membri dell’Isis. La distruzione dei templi e degli idoli pagani era affidata all’episcopato vescovile e ai santi.
Ricordate la distruzione dell’antica città di Palmira, risalente a 2.000 a.C. da parte dell’Isis? O quella delle monumentali statue del Buddha di Bamyan, distrutte con la dinamite dai talebani afgani? Anche nel Medioevo vi erano distruzioni a scopo religioso.
San Martino poneva talmente tanto fervore nell’incendiare i templi che dovette ricorrere a un “miracolo” per impedire al fuoco di estendersi alle case. A Levroux la resistenza delle popolazioni locali lo costrinse a tornare alla carica due volte per demolire fino alle fondamenta il tempio riducendo in polvere gli altari e le statue.
Dovette però far fronte a una moltitudine di Franchi pagani armati di spade, riuscendo a fermarli solo in “virtù della croce che portava”.
San Romano, invece, scrutando diligentemente i luoghi appartati della sua diocesi, scoprì in un sito alcuni templi dedicati a Mercuio, Giove e Apollo, che subito sostituì con chiese cristiane. Gli idoli costituivano l’oggetto della seconda caccia privilegiata dei santi, confortati nel loro operato da tutta la tradizione ebraico-cristiana di condanna degli stessi.
Gregorio di Tours narra di come san Sinforiano di Autun, “facendo il segno della croce”, fermò una processione in onore dell’idolo della dea Berecinzia (nome che gli antichi Galli attribuivano a Cibele). Ancorò al suolo i buoi che trainavano il carro infrangendo poi l’idolo della dea. Vedendo che, nonostante i sacrifici che facevano, la dea non rimetteva i buoi in cammino, i pagani, soggiogati dalla virtù del santo, dalla sua forza, accettarono il battesimo
Insisteva anche sulle forme particolari di un culto di fertilità agraria e affermava che era uso presso i contadini della Gallia di portare attorno ai loro campi gli idoli dei demoni ricoperti di un bianco lenzuolo.
Se non ci voleva molto a distruggere un tempio e a frantumare degli idoli, ben più difficile era per i santi-vescovi, estirpare in modo definitivo l’adorazione degli alberi e soprattutto delle acque e degli animali. Non potendo impedire a san Martino di abbattere un pino sacro, alcuni pagani ebbero l’idea di far cadere l’albero sul vescovo in modo da schiacciarlo. Il pino, miracolosamente, fu spinto indietro e per poco non cadde sui contadini.
Un albero simile è all’origine della conversione di Germano di Auxerre, gran cacciatore, che vi appendeva ai rami le teste degli animali che uccideva. Ma poiché Dio aveva rivelato al vescovo Amatore che questo pagano sarebbe stato il suo successore, il sant’uomo in assenza di Germano, fece abbattere e dare alle fiamme l’albero sacrilego, sordo alle proteste di Germano che minacciava di ucciderlo.
Amatore lo condusse a forza nella sua chiesa e lo battezzò contro la sua volontà. Ed ecco il miracolo: destinato all’episcopato e alla santità Germano fu convinto all’istante della verità del cristianesimo.
La vita di san Valerio racconta come gli abitanti della Valle della Bresle, in Normandia, benché probabilmente già battezzati, venerassero un enorme tronco d’albero che il santo fece abbattere arrivando a rischiare la propria vita.
In uno dei racconti della Vita di sant’Eligio, questi sacerdoti erano un gruppo di notabili appartenenti alla famiglia del maestro di palazzo di Neustria (odierna Francia.) Il loro capo si rivolse direttamente al santo che pretendeva di vietar loro la celebrazione del solstizio d’estate:
“Mai, per romano che tu sia, per quanto tu ripeta senza posa la stessa cosa, potrai abolire i nostri costumi. Celebreremo sempre le nostre solennità come abbiamo fatto fin qui, e nessuno al mondo potrà vietarci questi antichi riti che ci sono tanto cari”.
Violenza dei pagani che vogliono uccidere il santo prima di esserne vinti e violenza del santo che incendia i templi, brucia gli alberi e rovescia gli idoli.
La Chiesa stessa, al di là dei modelli eroici dell’agiografia (*), ha adottato maggior cautela, sia accettando un compresso che la pressione della cultura delle popolazioni locali di fatto le imponeva, sia cercando molto consapevolmente di sostituire il culto cristiano a quello pagano senza pretendere di sradicare completamente quest’ ultimo.
*Agiografia: Propensione a esaltare una personalità o un fatto storico, tessendovi attorno miti e leggende.
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