MAGIA NERA
La statuina di cera o di pezza è quasi sempre presente nei riti magici, anche se con connotazioni e usi diversi.
In questo articolo parleremo dell’uso che si è fatto nella storia della magia nera.
Prospero Mérinée nella sua Croniche du régne de Charles IX ne descrive un rito:“
Ella gettò alcune manciate di una polvere sulla fiamma e pronunciò parole incomprensibili, facendosi il segno della croce. Quindi prese l’immagine di cera e tenendola al di sopra del fuoco pronunciò questo parole: “Come questa cera si rammollisce e si brucia, su questa fiamma possa il tuo cuore ammorbidirsi e bruciare d’amore per me”.
Nel suo libro Envouteurs, guérisseurs et mages, Teddi Legrand descrive la collezione di statuine di una vecchia dimora, all’ombra della chiesa di Saint Jacques la Boucherie:
“Sarebbe impossibile enumerare e descrivere tutti i pezzi della collezione. Veramente unica al mondo alcune di queste figurine mi colpirono in modo speciale”.
“Una statuina finemente modellata in cera d’api, era vestita come un mignon (favorito) delle corte di Enrico III. Aveva un berretto in testa, spada al fianco, collare dell’Ordine del Santo Spirito al collo raffigurante Anne de Joyeuse. Il fianco sinistro era ancora trafitto da un lungo spillone d’oro”.
(Anne de Joyeuse, barone d’Arques, visconte e poi duca di Joyeuse, è stato uno dei mignon del re Enrico III di Francia. Nato nel 1560 al castello di Joyeuse morì il 20 ottobre 1587).
Il racconto di Legrand prosegue
“Come sembravano grossolane, a confronto, quelle uova malamente dipinte in modo da rassomigliare ad un viso e coperte da strane parrucche. Eppure la strega della Vandea che se ne era servita aveva reso ciechi, paralitici o folli i suoi nemici soltanto forando il guscio in alcuni punti”.
“Ma ciò che più impressionava era un pupazzo raffigurante un uomo di stato. Il pupazzo era nudo ed aveva una enorme piaga aperta al posto del cuore”.
Nella “Strega” di Teocrito vengono descritti gli elementi del rito. La strega getta nel fuoco una manciata di farina dicendo:
“Io spando le ossa di Delphis. Egli mi ha torturato e io brucio questo alloro su Delphis. E come questo alloro scoppietta e brucia e come le sue ceneri sono disperse, così la carne di Delphis si consumi nella fiamma”.
Teocrito ci racconta un altro rito di magia:
Amaryllis, dopo aver portato l’acqua lustrale, circonda un altare di bende, bruciando incenso e verbena.
“Io voglio cercare, con una magico sacrificio, di far smarrire la ragione al mio amante, non mancano altro che le formule. Riportate, i miei incantesimi, Riportate Daphnis in questi luoghi. I sortilegi possono staccare la luna dal cielo, ed è per mezzo di sortilegi che Circe trasformò i compagni di Ulisse”. Vengono fatte due statuine, una d’argilla e l’altra di cera somiglianti ai due amanti e poi gettati sul fuoco. “lo stesso fuoco indurisce questa argilla e fa fondere la cera ed io brucio Daphnis”.
Nel XIV secolo, la paura di cadere vittime di sortilegi, spinse i figli di Filippo il Bello a fondare un’associazione per potersi proteggere da incantesimi e malefici.
Il secondo papa di Avignone così scriveva:
“I maghi Branbancon e d’Amant, hanno fatto delle immagini di cera con i nostri nomi per colpirci, pungendo queste raffigurazione facendo cadere nelle nostre mani tre di queste immagini diaboliche”.
Ci fu anche un abate accusato di stregoneria per aver formulato un sortilegio contro il vescovo di Mende. L’abate riconobbe di averlo compiuto di venerdì, giorno consacrato ad Anael, e di aver scritto sul petto di una statua di cera il nome del demonio e sulla fronte quello del vescovo.
In Francia, all’epoca di Caterina De Medici e durante i regni di Enrico III, Carlo IX ed Enrico IV, la pratica di usare statuette di cera per colpire a morte era molto diffusa.
Ben diverse sono le bambole Wudù, ma ne parleremo in un prossimo articolo …
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