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In una cappella del Duomo di Torino, è custodito un lenzuolo che milioni di cristiani venerano come la Sindone, in cui fu avvolto il corpo di Cristo dopo la Crocefissione.
L’impronta di un corpo martoriato è rimasta impressa sul lenzuolo che misura 4,36 m di lunghezza e 1,10 m di larghezza. Il volto barbuto che si intravede sulla parte frontale assomiglia in modo impressionante al volto comunemente riconosciuto come quello di Cristo. Talmente somigliante che i fedeli sono convinti che non si tratti di una semplice coincidenza.
Gli scettici, per secoli, hanno ripetutamente manifestato i loro dubbi.
Esperimenti condotti da studiosi imparziali, tendono sempre più a dimostrare che il lenzuolo sia proprio una sindone. Cioè un lenzuolo che avvolse un uomo crocefisso in Palestina, all’incirca all’epoca in cui morì Gesù.
Sulla Sindone è rimasta l’impronta del corpo di un uomo la cui età poteva variare da trentacinque ai quarant’anni, la cui altezza era di circa 1,78 m. Visibili i segni di una ferita nel costato e alcune tracce di piaghe agli avambracci e qualcosa di abbastanza appuntito da tagliare la carne sembra abbia avvolto il capo.
Altri motivi di disputa, nascono dal fatto che prove certe prima del 1357, anno in cui la reliquia fu esposta a Lirey, un villaggio francese, non se ne hanno. In quel tempo la Sindone apparteneva ad una nobile famiglia, i De Charny, che non diede mai spiegazione su come ne fosse venuta in possesso.
Tra chi credette sempre nella sua autenticità ci furono i duchi di Savoia, ai quali la reliquia fu trasmessa per testamento nel 1453.
All’inizio la tennero nella loro capitale, Chambery, dove fu danneggiata a causa di un incendio. Nel 1578 i duchi spostarono la capitale a Torino, dove la Sindone fu collocata nel Duomo, in una cappella appositamente creata.
Nel 1898 fu fatta la prima analisi scientifica. Altro non era che una fotografia scattata da un certo Secondo Pia, che rimase sbalordito scoprendo che i tratti della figura si evidenziavano sul negativo. Successivi esami, con tecniche altamente specializzate, nel 1978 riunirono a Torino una equipe internazionale.
Il divieto fu dato perché questo procedimento distrugge piccole parti degli oggetti esaminati. Le autorità ecclesiastiche ovviamente temevano una simile eventualità, tanto più che gli specialisti a causa delle cattive condizioni della Sindone, dovute al tempo, all’acqua e al calore, ne richiedevano una parte consistente.
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La figura della Sindone è stata semplicemente dipinta verso il XIV secolo. Questa opinione è stata avvalorata da un americano esperto in falsi, Walter McCrone, sostenendo che le macchie di sangue sono di un rosso innaturale per essere sangue vecchio di duemila anni e che probabilmente sia un composto di ossido di ferro e di tintura di robbia, (un pigmento usato dagli artisti medioevali). McCrone realizzò una copia della Sindone, a differenza dell’originale però il colore del suo dipinto penetrava il lino e la figura erano visibile su entrambi i lati.
Dal 1978 oltre mille specialisti hanno dimostrato che l’immagine della Sindone non può essere dipinta. Inoltre le macchie di sangue contengono la giusta proporzione di calcio, proteine e ferro che caratterizzano il sangue umano. L’analisi di tutte le zone di lenzuolo non macchiate di sangue, dimostra che si tratta di una tela di lino ingiallita dal tempo.
Se la Sindone fosse un falso medioevale, il falsario avrebbe dovuto procurarsi un cotone con un particolare tipo di spore “palestinesi”.
L’effetto tridimensionale, che si ottiene guardando l’immagine attraverso un visore tridimensionale è strabiliante, nessuna tintura produce un simile effetto.
L’ 11 aprile 1997, alle ore 23.30 scoppiò un incendio nell’interno della cappella.
Fortunatamente grazie all’eroismo dei Vigili del Fuoco e soprattutto di Mario Trematore. Nel momento in cui tutto sembrava perduto, si è lanciato tra le fiamme e mentre tutto intorno crollava, scoppiava e bruciava, con una grossa mazza di ferro ha cominciato a tempestare di colpi il vetro antiproiettile che protegge la reliquia. Recuperò la teca con la Sindone, prima che il crollo della cupola la danneggiasse.
La mattina dopo davanti al Duomo danneggiato dal fuoco, tantissimi cittadini torinesi, in preghiera, ringraziarono per il salvataggio della Sindone.
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