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Quando incontravi il suo sguardo, sentivi un brivido di paura lungo la schiena e all’improvviso comprendevi che tutto ciò che avevi udito era vero.
“Poteva avere un’età compresa tra i quaranta e i cinquant’anni. Il volto era rotondo, con un piccolo naso dritto, ciglia lunghe e una bocca piccola e carnosa, la pelle nerissima e morbida. Quando incontravi il suo sguardo, sentivi un brivido di paura lungo la schiena e all’improvviso comprendevi che tutto ciò che avevi udito era vero.
Quegli occhi erano piccoli e lucenti, maligni come quelli di un serpente, immobili, pieni di una crudeltà e di una cattiveria che atterrivano”. Questo è il ritratto che fece di lei Gorge MacDonald Fraser che, seppur scrittore di romanzi, sembra si sia basato su varie cronache del tempo. Ranavalona nacque tra il 1782 e il 1790 nella tribù dei Menabe il cui re governava la parte occidentale del Madagascar. In quel tempo l’isola era divisa in quattro regni: quello di Merina negli altopiani centrali, di Betsileo nel sud Betsimisaraka e infine il regno di Menabe.
Non essendo riuscito ad unificare quest’ultimo con Merina, il re Radama decise che la miglior tattica fosse un matrimonio politico.
Quello che si sa di certo è che non ebbe figli. Alla morte del re, il cui trono spettava ad un suo nipote Rakotobe, Ranavalona non esitò con la menzogna ad aizzare il popolo contro il nipote e ai suoi sostenitori . Invisa e temuta odiava tutti gli stranieri, eccezion fatta per i missionari, dai quali era attratta per via di alcuni oggetti che essi possedevano, primo fra tutti il sapone.
Si narra che soleva fare il bagno sotto gli occhi di tutti, su un balcone che si affacciava direttamente sulla città. Completamente nuda, eccezion fatta per un cappello. Amava farsi lavare dalle sue schiave di fronte ad un nutrito pubblico che non lesinava certamente apprezzamenti ed applausi. Ranavalona odiava i francesi, seppur collezionasse dipinti di epoca napoleonica con i quali adornava il suo palazzo. Amava dare ricevimenti nel giorno dell’anniversario della sua nascita e della sua ascesa al trono.
I giardini del palazzo diventavano rigogliosi. Chiunque appartenesse ai ceti sociali malgasci più in vista era invitato ai banchetti, durante i quali non mancavano vini e brindisi alla salute della regina.
Quando Ranavalona scoprì il metodo per confezionare il sapone, e i missionari non le furono più di nessuna utilità, il suo odio verso gli stranieri si risvegliò all’istante. A parte il sapone, a cos’altro potevano servire i missionari? Trovava la loro religione particolarmente abominevole, inoltre erano ostili verso i costumi e le credenze degli abitanti dell’isola. Quindi, aiutata dal primo ministro Rainiharo, la regina sfornò editti su editti che proibivano battesimi, comunioni, matrimoni cristiani e funzioni religiose.
”Sono venuta a sapere che la Bibbia è malvagia.
Essa parla di un nuovo re chiamato Dio e del primo ministro Gesù Cristo, suo figlio. I missionari cercano di persuadere il mio popolo ad entrare nel Regno dei Cieli, a pregare il loro re e a chiedergli favori. Ora, voi tutti sapete che qui vi è un unico regno, quello dei nostri antenati. D’ora in poi, voglio che esso non sia diviso. Non m’importa di questo Regno dei Cieli, di questo Dio che governa, di questo Gesù Cristo! Essi possono regnare sugli uomini bianchi venuti dal mare, ma io non voglio che i miei sudditi siano ingannati. So che alcuni di voi sono stati fuorviati, credo che si siano lasciati abbindolare senza volerlo da questi uomini subdoli.
Pertanto, sono disposta a perdonarli se confesseranno la loro debolezza e torneranno a credere nei nostri antichi idoli, magie e montagne sacre. A partire da oggi, pregare, possedere Bibbie o libri di inni, riunirsi per adorare Dio o Gesù Cristo e insegnare ad altri a leggere, saranno considerati crimini punibili con la morte”. A questo punto i missionari decisero che la cosa migliore per loro era lasciare Antananarivo e trasferirsi a Tamatave, lasciando dietro di loro una cinquantina di fedeli per vegliare sulla scuola e le chiese.
Il gruppo crebbe fino a contare più di duemila persone.
In seguito altri quarantadue accusati di possedere una Bibbia, sfuggirono alla pena di morte, ma non alla schiavitù.
Era il sette luglio 1857 quando Ranavalona, ordinò di espellere dall’isola tutti gli stranieri isolandola dal resto del mondo. La regina ordinò che da quel momento chiunque fosse sorpreso a predicare la dottrina cristiana o trovato in possesso di una Bibbia dovesse essere giustiziato immediatamente. I soldati iniziarono a spiare chiunque suscitasse il più piccolo sospetto di essere un convertito. Numerose persone trovarono la morte bruciate sul rogo, decapitate, bollite vive o gettate da alte rupi. A volte diversi condannati erano aggiogati insieme con una pesante ruota di ferro, abbandonati poi in una zona deserta, dove morivano per fame o rompendosi il collo a vicenda nel tentativo di liberarsi. Durante gli anni successivi vi furono altri massacri d’innocenti.
Sicuramente un sovrano più intelligente, visto le sue inefficaci politiche, avrebbe rivisto le proprie tattiche. Ranavalona, invece, proseguì sul suo scellerato cammino, inducendo molti storici a pensare che ella o amasse la tortura di per sé o fosse completamente pazza. Nel 1863, dopo quasi trentacinque anni di spietato governo e di persecuzioni, la regina Ranavalona si ammalò e morì. Il suo successore, Radama II, nato da una delle sue relazioni illecite, abolì la schiavitù ed emanò una legge sulla libertà di religione. Purtroppo dopo appena tre anni di regno fu assassinato.
Gli successe sua moglie Rasoherina, ma anche il suo regno fu breve. Infine, nel 1869, fu la volta di Ranavalona II. Sembrerebbe che durante la cerimonia d’incoronazione, la nuova regina si convertì al cristianesimo incoraggiando nuovamente le attività missionarie sull’isola.
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