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Per capire come si arrivò alla strage di Odessa, dobbiamo fare un passo indietro per comprendere la situazione politica in Ucraina in quegli anni.
Nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, dopo la decisione del governo di sospendere le trattative per un accordo con l’Unione Europea, scoppiarono una serie di violente manifestazioni pro-europeiste. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014, con la messa in stato di accusa e la conseguente fuga del presidente filo-russo Janukovyč.
La reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, tra cui i membri del Partito Comunista dell’Ucraina, non tardò ad arrivare.
Pravyj Sektorè un partito politico e una organizzazione paramilitare di estrema destra, ultranazionalista e neonazista, legato con organizzazioni internazionali di matrice neofascista. Fa la sua apparizione verso la fine del 2013 nelle proteste a Kiev, come alleanza di estrema destra di diversi gruppi nazionalisti ucraini e dell’Assemblea Nazionale Ucraina – Auto Difesa Nazionale Ucraina.
Ad un certo punto degli scontri i manifestanti filo-russi, contrari al nuovo governo, si rifugiarono nella Casa dei Sindacati.
Nell’incendio morirono 42 persone: 34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni. I pochi che riuscirono a fuggire furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Quando tornò la calma, furono rinvenuti i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti, il cadavere di una donna seviziata e violentata e di una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Tra le vittime del massacro furono rinvenuti corpi trafitti da colpi di armi da fuoco e mutilati.
Il Ministro degli Interni, la Polizia e i mass media, sostennero che i manifestanti filo-russi fossero rimasti uccisi dai loro stessi lanci di bombe molotov. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti.
Nessun processo è stato finora avviato per la strage.
Posizione dell’Unione Europea sulla strage di Odessa
Video: una testimone racconta il massacro
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