MEDIOEVO
Per capire la mentalità medievale, bisogna prima di tutto comprendere l’aldilà, e nel medioevo l’aldilà era occupato in prevalenza dall’inferno.
L’inferno è una potenza animale divoratrice e ostile, di solito rappresentata dalla gola del leviatano, il mostro che apre le fauci per ingoiare i dannati.
E tra i dannati che si contorcono nelle fiamme o messi a bollire nei pentoloni, accanto all’avaro con la borsa intorno al collo e alla lussuria morsa al seno da serpenti e rospi, si riconoscono spesso re e vescovi.
Nell’inferno regna il vizio e il disordine.
Un corpo umano o animale, le corna, la coda, gli artigli o camuffato sotto le vesti di un monaco, così è stato raffigurato il diavolo per secoli.
Un angelo blu.
Così l’iconografia cristiana raffigurò il diavolo.
“Un angelo caduto”, blu perché nell’antica interpretazione dei colori il blu, al contrario del rosso che indicava luce e fuoco, era il simbolo dell’aria ed indicava il luogo delle tenebre, rifugio degli spiriti maligni.
Famoso è il mosaico del VI secolo, che si trova nella chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, in cui è rappresentata la parabola dell’evangelista Matteo in cui un angelo blu, alla sinistra di Cristo giudice, separa le pecore dai capretti.
Dal XII secolo, il diavolo assunse una nuova immagine, quella del “satiro”, che ancora oggi è rappresentata nel mondo occidentale: una creatura umana con corna, coda, zoccoli e artigli.
Gli artigli rappresentano la consuetudine del diavolo di ghermire e tenere strette le anime.
Spesso nel medioevo, era rappresentato con un ulteriore volto sul ventre, e la ripetizione del volto si diffuse con varie rappresentazioni interessando varie parti del corpo, come il sesso, il petto o le articolazioni.
Viene rafforzata la mostruosità e la bestialità del demonio, con lo spostamento della testa, sede dell’intelligenza, verso le parti “oscene” del corpo.
Nel Trecento appare una nuova immagine, quella del “diavolo tentatore” che assumendo un travestimento devoto, per mascherare la sua mostruosità, tenta di confondere le persone. Ma ad un attento osservatore, non manca di vedere quegli attributi diabolici che non si possono nascondere: gli artigli e la coda.
Nel medioevo, compare anche un demonio a quattro zampe: il gatto.
Associato alla donna è definito ingordo e ladro, vanitoso e lussurioso.
Gatto, donna e demonio, un associazione mentale per definire la strega.
E come la strega il gatto viene arso sul rogo da folle di fanatici.
Nel 1344 nel cosiddetto “mercoledì dei gatti” di Metz, durante la Quaresima tredici gatti vennero chiusi dentro una gabbia di ferro e dati alle fiamme. Questa usanza si diffuse in varie città europee.
Il mercoledì delle Ceneri, veniva eretto sulla piazza un rogo, sul quale per mezzo di una fune era sospeso un paniere, riempito di gatti, che veniva lentamente calato nelle fiamme. Torce erano accese al falò, ed in processione si sfioravano alberi, animali ed erba come augurio di fertilità.
Medioevo, epoca buia di credenze e violenze inaudite
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