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Honduras, secondo anno del katun quattro Ahau (1502).
Alcuni indios, a bordo di una canoa ricavata da un grosso tronco, stanno remando verso l’isola di Guanaja. A bordo della canoa, sotto un baldacchino che lo ripara dal sole cocente, siede il capo degli indios. Altre canoe con a bordo uomini, donne e bambini sono il suo seguito.
C’è inquietudine a bordo delle canoe, tuttavia ad un cenno del capo i rematori tornano a pagaiare per avvicinarsi a quegli strani scogli che paiono abitati da creature, delle quali nulla si riesce a vedere del loro corpo se non le mani e il viso coperto da peli.
Coraggiosamente le canoe si avvicinano. Forse gli scogli sono enormi canoe con a bordo creature strane ma pacifiche, giacché fanno cenno agli indigeni di salire a bordo gettando loro delle scale di corda. Il capo sale per primo, si scambiano regali, si osservano tra di loro toccando le pelli, i vestiti, le armi. Questo fu il primo incontro tra i maya dello Yucatan e le caravelle di Cristoforo Colombo nel suo quarto viaggio nelle “Indie occidentali”, il continente che in seguito sarà chiamato America.
Non erano conquistadores, ma i sopravvissuti di un naufragio al largo della Giamaica. Giunti sulla spiaggia furono accolti dagli indios che ringraziarono il cielo per avergli donato delle vittime sacrificali. La metà dei naufraghi morì immolato sull’altare, mentre i restanti furono rinchiusi in una gabbia destinati a essere sacrificati durante le prossime feste o celebrazioni. Solo due uomini sopravvivranno: Aguilar che diventerà schiavo di un capo e Guerrero che invece, sarà comandante di un gruppo di guerrieri presso un’altra tribù, si sposerà e s’integrerà completamente.
La colonizzazione spagnola riuscì proprio perché ebbe inizio in queste isole, sicuramente i popoli del continente, meglio organizzati, avrebbero sconfitto gli europei.
Dopo aver sterminato o ridotto in schiavitù le popolazioni di Cuba e di Hispaniola, gli europei utilizzarono queste isole come postazioni per la partenza delle varie spedizioni.
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Maya
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