Afghanistan

Massoud

8 Ottobre 1998 Al Popolo degli Stati Uniti
Da
Ahmad Shah Massoud
Ministro della Difesa Stato Islamico dell’Afghanistan
per mezzo del Comitato del Senato degli Stati Uniti sugli Affari Esteri

A riguardo degli eventi in Afghanistan

Nel nome di Dio Sig. Presidente, onorati rappresentanti del popolo degli Stati Uniti d’ America, vi mando oggi questo messaggio in nome della libertà e del pacifico popolo dell’Afghanistan. Dei Mujaheddin che lottano per la libertà e che hanno combattuto e vinto il comunismo sovietico. Degli uomini e delle donne che stanno ancora resistendo all’oppressione e all’egemonia straniera. Nel nome di più di un milione e mezzo di martiri afgani che hanno sacrificato le loro vite per aver sostenuto alcuni degli stessi valori e ideali ugualmente condivisi dalla maggioranza degli Americani e degli Afgani.

Questo è un momento unico e cruciale nella storia dell’Afghanistan e in quella del mondo

Un tempo in cui l’Afghanistan ha oltrepassato ancora un altro limite e sta entrando in un nuovo periodo di lotta e di resistenza per la propria sopravvivenza come nazione libera e stato indipendente. Ho trascorso gli ultimi 20 anni, la maggior parte della mia giovinezza e maturità, insieme ai miei compatrioti, al servizio della nazione afgana, combattendo un’ardua battaglia per conservare la nostra libertà, l’indipendenza, il diritto all’autodeterminazione e la dignità.

Gli Afgani hanno combattuto per Dio e per la patria, a volte da soli, altre volte con il supporto della comunità internazionale.

Contro tutte le aspettative, noi, ossia i popoli liberi e gli Afgani, abbiamo arrestato a dato scacco matto all’espansionismo sovietico dieci anni fa. Ma il vigoroso popolo del mio paese non ha saputo conserva i frutti della vittoria. Al contrario è stato spinto in vortice di intrighi internazionali, inganni, strapotere dei grandi e le lotte intestine. Il nostro paese e il nostro nobile popolo è stato brutalizzato, vittima di avidità mal riposta, disegni di egemonia e ignoranza.


Anche noi afgani abbiamo sbagliato. La nostra povertà è il risultato di innocenza politica, inesperienza, vulnerabilità, vittimismo, liti e personalità boriose. Ma in nessun caso questo giustifica quello che alcuni dei nostri, così detti alleati nella Guerra Fredda, hanno fatto per minare proprio questa vittoria e scatenare i loro diabolici piani per distruggere e soggiogare l’Afghanistan.

Oggi, il mondo vede chiaramente e risente dei risultati di azioni così scellerate e malvagie.

Il centro-sud dell’Asia è in tumulto, alcuni paesi sono sull’orlo della guerra. Produzione illegale di droga, attività e piani terroristici stanno nascendo. Stanno avvenendo omicidi di massa etnici motivati religiosamente, migrazioni forzate, e i basilari diritti degli uomini e delle donne vengono impudentemente violati. Il paese è stato gradatamente occupato da fanatici, estremisti, terroristi, mercenari, trafficanti di droga e assassini professionisti.

Una fazione ( i Talebani che non rappresentano in alcun modo l’Islam, né l’Afghanistan né il nostro patrimonio culturale antico di secoli) ha inasprito questa situazione esplosiva, con la diretta assistenza straniera.

Non cercano né desiderano discutere, né vogliono raggiungere un compromesso con nessuna delle altre fazioni afgane.

Sfortunatamente, questi oscuri avvenimenti non si sarebbero potuti verificare senza il diretto supporto e coinvolgimento di influenti circoli, governativi e non governativi, del Pakistan. I nostri servizi segreti ci indicano che, oltre a ricevere appoggio logistico e militare, carburante e armi dal Pakistan, incluso personale paramilitare e consiglieri militari, 28.000 cittadini pakistani, che fanno parte del personale militare, nei nostri campi POW.

Tre grandi preoccupazioni: terrorismo, droga e diritti umani, nascono dalle aree conquistate dai talebani, ma sono istigate dal Pakistan, andando così a formare gli angoli interconnessi di un triangolo di crudeltà.

Per molti Afgani, senza distinzione di etnia o religione, l’Afghanistan, per la seconda volta in dieci anni, è un paese di nuovo occupato. Permettetemi di correggere alcune notizie fallaci che vengono diffuse dai seguaci dei Talebani e dai loro sostenitori in tutto il mondo. Anche nel caso di totale controllo da parte dei Talebani, nel breve e nel lungo termine, questa situazione non sarà favorevole a nessuno. Non porterà stabilità, né pace né prosperità nella regione. Il popolo dell’Afghanistan non accetterà un regime così repressivo. Le varie regioni non si sentiranno più sicure, né al riparo. La resistenza non si fermerà in Afghanistan, prenderà dimensione nazionale, passando per tutte le etnie afgane e per tutti gli stati sociali. L’obiettivo è chiaro. Gli Afgani voglio riguadagnare il loro diritto all’autodeterminazione, attraverso un meccanismo democratico o tradizionale accettato dal nostro popolo.

Nessun gruppo, fazione o individuo ha il diritto di dettare o imporre il proprio volere con la forza o procurare che siano altri a farlo.

Ma innanzi tutto devono essere superati gli ostacoli, la guerra deve finire, solo dopo avere stabilizzata la pace e creato un governo di transizione ci potremo muovere verso un governo rappresentativo.

Vogliamo puntare a questo nobile obiettivo. Lo consideriamo come parte del nostro dovere, dovere di difendere l’umanità dal flagello dell’intolleranza, del fanatismo e della violenza. Ma la comunità internazionale e le democrazie del mondo non dovrebbero perdere tempo, dovrebbero invece cercare, grazie al loro ruolo critico, di aiutare in ogni modo il valoroso popolo dell’Afghanistan a superare gli ostacoli che vi sono sulla strada verso la libertà, la pace, la stabilità e la prosperità.

Dovrebbe essere esercitata grande pressione su quei paesi che si oppongono alle aspirazioni del popolo afgano.

Vi esorto ad intraprendere discussioni costruttive e sostanziali con i vostri rappresentanti e con tutti gli Afgani che possono e vogliono far parte di un ampio consenso per la pace e la libertà dell’Afghanistan.

Con tutto il dovuto rispetto e i miei più sentiti auguri per il governo e il popolo degli Stati Uniti
Ahmad Shah Massoud

tratto da

Afghanistàn. Profilo storico di una cultura

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