MALTA
Molte scoperte archeologiche sono il frutto di coincidenze fortuite. Proprio una di queste coincidenze permise all’archeologo maltese Themistocles Zanmit, nel 1913, di scoprire il tempio megalitico di Taxien.
Tutto iniziò quando Zanmit sentì un contadino lamentarsi per la presenza di grossi massi sul suo campo nella zona del villaggio di Paola. Un’altra circostanza fortuita, dieci anni prima, svelò l’accesso ad uno straordinario tempio ipogeo: Hal Saflieni. In quell’occasione, alcuni operai impegnati a scavare un pozzo avevano dovuto interrompere i lavori quand’era comparso dinanzi ai loro occhi uno strato di roccia che celava una serie di tre ambienti sotterranei.
Scavati nella roccia circa seimila anni fa, contenevano una camera probabilmente adibita a luogo cerimoniale e una serie di catacombe nelle quali furono rinvenuti i resti di settemila sepolture, oltre a statuette, vasi e amuleti.
Durante l’inizio del XX secolo Malta e Gozo erano al centro dell’interesse di molti studiosi, attratti dai numerosi monumenti megaliti sparsi nelle campagne delle due isole.
Questi imponenti monumenti edificati tra il quattromila e il duemilacinquecento a. C., furono costruiti da un popolo probabilmente approdato sulle coste maltesi dalla Sicilia. Popolo scomparso forse per mano di conquistatori o a causa di un’epidemia. Sulla cultura e sul destino di questo popolo si possono fare solo ipotesi. Sicuramente si trattava di gente pacifica, in nessuno dei siti sono state ritrovate armi e nemmeno architetture difensive.
Erano contadini che possedevano animali domestici e avevano sviluppato notevoli capacità artigianali. Il ritrovamento di un gran numero di statuette che raffiguravano la Dea Madre indica che praticavano culti legati alla fertilità.
Non sappiamo se i sacerdoti fossero uomini o donne. Se ricoprissero cariche importanti nella comunità o se esercitassero solo un ruolo cerimoniale.
I templi principali di Malta, Taxien e Hal Saflieni, Hagar Qin e Mnajdra, Sorba e Ta’ Hagrat, Tal Qadi e Bugibba, a Gozo, furono eretti a coppie. Costruiti a breve distanza l’uno dall’altro, suggerirono ad alcuni studiosi che fossero destinati rispettivamente a sacerdoti e sacerdotesse. Ognuno dei complessi megalitici presenta una copertura a semicupola e si pensa che il resto del tetto fosse fatto con pelli di animali. I templi hanno una pianta a trifoglio con una camera centrale del diametro di appena cinque metri e un’altezza di poco superio ai tre metri.
Uno spazio troppo piccolo per permettere l’accesso a più di una decina di persone e questo porta a pensare che il popolo non fosse ammesso ai riti.
Dalle tracce sulle pareti, inoltre, si intuisce che l’ambiente era interamente rivestito di stucco dipinto in color ocra con decorazioni di spirali e di animali realizzate con gran maestria artistica. In alcuni templi la camera centrale contiene, sulla parete di fronte all’ingresso una nicchia denominata “nicchia dell’oracolo”, nella quale la luce del Sole entra nei giorni degli equinozi.
Sono numerosi i megaliti posti in luoghi dove qualche studioso ha trovato correlazioni con l’allineamento del Sole, tanto da far pensare che a Malta si trovi il primo calendario della storia.
I templi sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.