Iside, la grande Dea, in tempi e luoghi diversi assunse vari nomi, ma che si chiamasse Askarot, Astarte, Diana o Ecate.
Fu sempre patrona dei sacri misteri, protettrice dell’amore, della vita, delle madri e dei bambini.
Era la dea della natura feconda la cui influenza si faceva sentire sull’uomo, sugli animali e sulle piante.
L’importanza del principio femminile nel creato con Iside in Egitto, Isthar e Inanna in Mesopotamia, Atena in Grecia, Demetra in Italia, Maia in India, dominò l’ambiente antico nel campo religioso-magico come in quello sociale.
In Italia il mistero di Iside si fuse con quello di Cibele e le sue sacerdotesse assunsero la funzione principale di preparare i candidati ai misteri.
La statua della dea in primavera era portata in solenne processione nelle campagne a protezione dei raccolti, in funzione della Grande Madre che simboleggiava la natura feconda.
Gli adepti impararono cosa fosse la magia, quella che poteva dare felicità e aiuto, perché era rivolta verso la natura, le forze cosmiche e permetteva ai puri di ascendere nel mondo sensibile della felicità dell’anima.
In un secondo periodo si sviluppò quel tipo di magia che in seguito prese in nome di “magia rossa”.
Fu inclusa la pratica della negromanzia, praticata e modificata nel 1500 dall’astrologo della regina Elisabetta I, John Dea. Questa pratica consisteva nel comunicare, attraverso particolari riti, con i defunti per essere illuminati su cose o fatti accaduti nel passato, o che sarebbero potuti accadere.
Prerogativa dei Maestri era l’insegnamento agli adepti della disciplina del proprio corpo, poiché è quella che si presta allo sviluppo e alla trasformazione del proprio Io interiore e aumenta la forza di operare.
I Saggi consideravano il corpo come un veicolo attraverso il quale l’Io si doveva manifestare e sprigionare le forze benefiche utili per l’umanità.
I maghi egizi facevano uso di pratiche complesse per vincere e dominare le forze coscienti e le forme di energia considerate forze vive, capaci di pensieri e sentimenti, accessibili alle preghiere, sensibili alle minacce.
Durante l’epoca tolemaica, cambiarono, per particolari pratiche magiche, le bianchi vesti per indossare una sorta di tunica rossa, poiché il rosso è il colore della linfa vitale dell’uomo al quale conferisce forza ed energia.
Nei riti celebrati nell’ombra dei templi, innanzi all’immagine di Iside, quel colore pareva ravvivarsi e conferire un tono di misteriosità profonda, per questo motivo alcune pratiche divennero di magia rossa.
Durante il medioevo i riti presero il nome di magia bianca o nera, mentre la rossa fu quasi del tutto dimenticata.
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