Chiamate “guerre puniche” dal latino Poeni con cui erano definiti i Fenici che fondarono Cartagine, ebbero inizio nel 264 a.C., quando l’esercito romano invase la Sicilia con l’intenzione di sottomettere l’isola occupata dai Cartaginesi.
Ben conscio che la forza dei Romani dipendeva dal controllo dell’Italia, decise di condurre l’invasione della penisola italica attraverso la via più impervia.
Così guidò i suoi uomini attraverso la Gallia (odierna Francia) e attraverso le Alpi.
Una mossa brillante che colse i Romani di sorpresa e permise ad Annibale di tenerli a bada per quindici anni nel loro stesso territorio attaccando ripetutamente il loro esercito.
Una sua tattica di battaglia era quella di lasciar sfondare il centro delle sue linee, di circondarlo e se possibile, farlo distruggere dalle ali cartaginesi.
Annibale non riuscì a riportare una vittoria decisiva, sia per la forte presenza militare, sia perché la potenza navale romana non permetteva l’arrivo di rifornimenti da Cartagine. Inoltre i comandanti romani evitavano il più possibile di affrontare l’esercito cartaginese in scontri decisivi.
Alla fine Annibale dovette abbandonare il campo, costretto da una contro invasione romana nel Nord Africa che lo costrinse a rientrare in patria precipitosamente per difendere Cartagine.
Vi giunse troppo tardi e potè combattere solo un’azione di retroguardia, si giunse così ad una pace con condizioni imposte da Roma.
Annibale andò in esilio al servizio di numerosi nemici di Roma, in Africa e nell’Asia Minore. Morì probabilmente nel 183 a.C., avvelenandosi per non cadere nelle mani romane.
Finì con la distruzione di Cartagine, gli abitanti che sopravvissero furono fatti schiavi.
La prima guerra punica 264 – 241 a.C
La prima guerra punica si svolse su due fronti: quello terrestre e quello sulle acque del Mediterraneo.