LEGGENDE
Siamo soliti associare i Gremlis ai simpatici beniamini del grande schermo che hanno segnato un’intera generazione, ma la loro figura ha ben altre radici.
Citati per la prima volta durante la Prima Guerra Mondiale dal Royal Naval Air Service, non furono “battezzati” fino al 1922, quando un pilota della R.A.F. chiamò Le Bourgèt per un rapporto sulle condizioni atmosferiche e gli venne detto “Gremlins sur la Manche” dopodiché la sua radio andò fuori servizio.
Il termine deriva dall’antico inglese gremian che significa “tormentare, dare fastidio”. Senza dubbio erano più che fastidiosi, tanto che la R.A.F. ha registrato numerosissimi episodi di tiri mancini da parte dei gremlins.
Durante la Seconda Guerra Mondiale li si trovavano praticamente in ogni aeroplano che usciva dalla catena di produzione.
Erano alti tra i 40 e i 60 centimetri e assomigliavano a una lepre del Nordamerica incrociata con un bull terrier. Solitamente indossavano calzoni stretti sotto il ginocchio e una giacchetta rossa, sempre con le ghettine e il cilindro. Non erano dotati di ali quindi viaggiavano sempre come passeggeri.
Quando non erano in servizio aereo vivevano in cunicoli sotterranei con entrate simili a tane di coniglio sui bordi dei campi di atterraggio, in modo da poter salire a bordo senza farsi notare. Una delle loro abitudini più dannose era quella di bere la benzina, che era la loro bevanda preferita, ma chiaramente il pilota non apprezzava.
Qualche volta viaggiavano in gruppo.
Potevano creare un tale scompiglio correndo da un’ala all’altra e sbilanciando il velivolo, tanto che l’equipaggio doveva buttarsi con il paracadute. Allora i gremlins si davano la mano, espandevano i loro grossi piedi palmati, si lasciavano velocemente cadere a terra e atterravano a testa in giù attutendo la caduta con i loro cappelli a tuba.
Un’altra sconcertante abitudine dei gremlins era di sabotare praticamente tutti gli aerodromi da esercitazione del paese, puntellandoli con grossi martinetti idraulici.
I gremlins facevano di tutto per ostacolare il navigatore, anche nelle condizioni più estreme, interferivano anche con la radio. Oggi hanno ormai invaso tutte le apparecchiature elettroniche e meccaniche e sono così diffusi che vengono dati per scontati.
A tal proposito i più scettici continueranno a definire questi episodi delle semplici “interferenze” dovute alla situazione atmosferica o ad un guasto tecnico, per chi come me invece piace fantasticare mi piace pensare che ci sia un piccolo e buffo mostriciattolo a sabotare la mia stazione radio preferita.
Questione di prospettiva.
GINA D’ERRICO
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