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Amenhotep I, figlio e successore di Ahmose e di Ahmose Nefertari, regnò vent’anni e sette mesi, proseguendo la politica di restaurazione che il padre aveva avviato.
Domò delle ribellioni in Nubia, dove l’occupazione permanente egizia si estendeva ormai fino alla Seconda Cateratta. La Nubia era posta sotto la giurisdizione di un amministratore privato, il vicerè di Kush. In tal modo, l’estrazione dell’oro poteva essere sistematicamente sfruttata.
In Egitto gli sforzi di Amenhotep I si concentrarono soprattutto sulle città che avevano partecipato all’alleanza istituita dai faraoni tebani, in particolare su El-Kab, nella quale venne costruito un tempio.
Nell’insieme Amenhotep I diede nuovo impulso alla cultura. Sotto il suo regno nell’arte e nelle iscrizioni geroglifiche proseguì la liquidazione progressiva del retaggio del Secondo Periodo Intermedio, e si tornò al classicismo ispirato del Medio Regno.
Amenhotep I favorì una politica di inventario e di trascrizione delle antiche opere, continuata poi dai suoi successori, in particolare da Tuthmosi III.
Divenne così il mecenate delle opere di Deir el-Medina dove, intorno a qualcuno dei suoi monumenti o delle sue immagini, furono creati luoghi di culto in cui venivano consultati gli oracoli.
Inoltre, dopo il Nuovo Regno, il settimo mese del calendario venne chiamato “di Amenhotep” con riferimento alla commemorazione degli onori divini a lui attribuiti.
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