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Caterina de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico e sposa di Enrico II, alla morte del marito si rivelò una governante abile e spregiudicata. Bastava un piccolo sospetto e i nemici venivano sterminati, senza che la regina battesse ciglio. Tuttavia questo suo essere spietata, nascondeva un animo angosciato, che la portava a consultare astrologi e negromanti. A ricorrere, inoltre, a talismani per proteggersi e per superare le varie difficoltà.
“Alle tre di una notte di luna piena, teschi di neonati uccisi per strangolamento erano posti sui rami di un fico cresciuto in un convento abbandonato. Attorno ai teschi venivano sparsi acini d’uva da una suora scomunicata. Caterina, con indosso una cappa nera, conficcava nei crani dei lunghi aghi d’argento, invocando la morte dei nemici”.
Bamboline di cera o di creta, sui cui erano incisi i nomi dei suoi nemici, erano spesso usate dalla regina per i suoi rituali di magia nera. Dopo aver acceso delle candele nere, recitava delle preghiere da un particolare libro e con rabbia e odio, conficcava degli spilloni d’argento, sue armi preferite, nei rituali magici.
Nostradamus prese uno specchio rettangolare e con sangue di piccione scrisse sui 4 angoli le parole: Jehova, Elohim, Mittatron, Adonay. Dopo giorni di preghiere e invocazioni la regina fu ammessa alla cerimonia.
Nostradamus era all’interno di un doppio cerchio magico. Lo specchio era posato su un camino. A questo punto fu invocato l’angelo Anael che precedeva i tre figli di Caterina: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. Entrambi fecero vari giri della sala. Un giro, quattordici, quindici. Un giro equivaleva ad un anno di regno.
Le guardie del corpo di Caterina de’ Medici erano giovani donne, anch’esse dedite alla magia nera, per le quali la regina, loro maestra, nutriva un sentimento che rasentava la follia. Caterina non aveva freni quando si trattava di raggiungere i suoi scopi. Il 28 maggio del 1574 preparò una messa di sangue, per rivelare a Carlo IX, quale sarebbe stato l’esito della malattia di cui soffriva.
Questo il racconto di Bodin:
“Vi sono cinque persone, tra cui il re e la regina. Ad un tratto viene introdotto un giovane vestito di bianco. Un prete celebra la messa, consacrando un’ostia bianca ed una nera. Dopo la consacrazione delle ostie, la regina inizia a recitare una misteriosa preghiera, quindi viene data al ragazzo l’ostia bianca. All’improvviso il prete getta a terra il giovane, lo decapita con un colpo di spada e gli pone l’ostia nera sotto il capo invocando un’entità in modo che parli per bocca dello sventurato. Le labbra si muovono e pronunciano due parole “vim patior”.
Il re in preda al terrore fugge, mentre Caterina intona un canto magico. La messa di sangue termina con un antico rito di protezione usato dai sacerdoti Druidi.
La regina è stata riabilitata dagli storici moderni, tuttavia un’opinione popolare continua a persistere. In alcuni castelli della Francia, ad esempio, qualche guida continua a raccontare, senza alcun fondamento, le storie più sordide che impressionano il pubblico. Tutto questo ha contribuito ad alimentare la leggenda nera di Caterina de’ Medici sino ai giorni nostri.
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