Biografie

ZELJKO RAZNATOVIC

Il comandante Arkan

BIOGRAFIE

Nato in Slovenia da genitori serbi, Arkan deve la sua ricchezza alle rapine a mano armata in Europa occidentale, al contrabbando di armi e benzina e al saccheggio di abitazioni di musulmani bosniaci e di croati durante la guerra in Bosnia.

In particolar modo, Arkan si è arricchito grazie al saccheggio sistematico delle case di amici e parenti di lavoratori emigrati ed ex-emigrati, dove trovava i risparmi inviati alle famiglie, che, non fidandosi del sistema bancario dell’Ex-Jugoslavia e per paura dell’inflazione galoppante, nascondevano la valuta in casa.

All’inizio degli anni 70 lavorava per i Servizi Segreti della Jugoslavia comunista.

Con il primo febbraio 1974 si apre, con una rapina in un ristorante milanese, una lunga serie di rapine a mano armata in Svezia, Belgio e Paesi Bassi. Sconta una pena di 4 anni in Belgio, ma riesce a fuggire.

Tornato in Jugoslavia all’inizio degli anni ‘80 diventa capo della sicurezza della discoteca “Amadeus” e presidente del Fanclub della squadra “Stella Rossa Belgrado”. Uccide il direttore dell’Azienda Elettrica INA. A fine novembre 1990 è arrestato a Dvor/Una dalla polizia croata per traffico d’armi e rilasciato nel marzo del 1991.

A partire da quell’anno Arkan gestisce il Centro per la Formazione Militare del Ministero per gli Affari Interni serbo.

Recluta tra i seguaci del “F.C. Stella Rossa Belgrado” un’unità di volontari forte di circa 3000 uomini, che si danno il nome di “Tigri” e che a partire dall’autunno 1991 opererà come unità paramilitare lungo la frontiera serbo-croata.

La lista dei crimini commessi dall’unità “Tigre” è molto lunga.

Di solito attaccava con l’artiglieria un paese, di norma musulmano o croato, quindi vi entrava instillandovi il terrore, uccidendo arbitrariamente civili, commettendo stupri, saccheggiando e distruggendo proprietà private e monumenti e installando campi di concentramento.i.
Secondo un documento interno dell’esercito Popolare Jugoslavo, il motivo principale non era tanto la lotta al nemico, quanto l’appropriazione di proprietà private.

Il 4 aprile 1992 l’unità “Tigre” uccise 17 persone a Bijeljina, lanciando dapprima una bomba nel Caffè Istanbul e poi un’altra nel negozio del macellaio del paese.

Nei giorni seguenti le “Tigri” furono responsabili di 400 omicidi. L’unità paramilitare di Arkan operava allora nel quadro della sesta Brigata del Corpo d’Armata.

Il 2 maggio 1992 a Brcko le truppe di Arkan uccidono 600 persone negli insediamenti bosniaco-musulmani di Kolobara, Mujkici e Merajele. Gli uomini di Arkan mettono in piedi il campo di concentramento “Luka-Brcko” per Bosniaci musulmani e Croati. Il direttore del campo di concentramento è un uomo di Arkan. Davanti alla moschea di Glogova vengono uccisi 40 uomini.

Il 24 maggio 1992 le “Tigri”di Arkan massacrarono a Prijedor e nei vicini paesi Hambarine, Kozarac, Tokovi, Rakovcani, Cele e Rizvanovici più di 20.000 persone.
Il 20 giugno 1992 eseguirono una pulizia etnica a Sanski Most, massacrando nel vicino paese di Krasulja 700 persone (la fossa comune fu aperta nel 1997) e altre 180 persone, in primo luogo donne e bambini (anche questa fossa comune è stata scoperta nel 1997).

Nel febbraio/marzo 1993 Arkan e le sue truppe parteciparono al massacro a Cerska, in cui morirono 700 persone.

A Visegrad le truppe di Arkan parteciparono ai crimini contro i musulmani. Nella città che forní al premio Nobel Ivo Andric lo sfondo per il suo romanzo “Il ponte sulla Drina”, centinaia di musulmani furono uccisi, buttati dal ponte Drina o, come accadde ad una settantina di uomini, bruciati vivi. L’11 giugno 1995 e nei giorni seguenti Arkan e le sue truppe aiutarono Ratko Mladic ad eseguire le esecuzioni di massa a Srebrenica.

Nel 1996 Arkan partecipò con il partito dell’Unità Serba, da lui fondato, alle elezioni in Bosnia, ottenendo un finanziamento di 225.000 dollari dall’OSCE.

Incriminato come criminale di guerra e ricercato dal Tribunale dell’Aja per le atrocità commesse durante le guerre in Croazia e in Bosnia-Erzegovina fu ucciso nella hall dell’hotel Intercontinental di Belgrado nel 2000, crivellato dai colpi di un commando di killer.

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