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Anni di guerra, migliaia di morti e profughi per il Vietnam russo
Nel luglio 1973, il re Zahir Shah viene detronizzato da un colpo di stato del principe Mohammad Daud che diventa presidente della repubblica. A sua volta Duad viene ucciso nel 1978 e il Partito Democratico del Popolo Afgano, con indirizzo filosovietico, da inizio ad una rivoluzione che porterà alla nascita della Repubblica Democratica Afgana. Sale alla presidenza Mohammad Taraki, il vicepremier è Babrak Karmal.
La resistenza islamica comincia ad organizzarsi e nel gennaio 1979 iniziano i primi scontri fra truppe regolari e resistenza islamica. A marzo in una rivolta a Herat vengono uccisi alcuni consiglieri sovietici. A metà dell’anno, circa l’80% del paese è sotto il controllo delle formazioni islamiche della guerriglia appoggiate da Pakistan, Iran e Cina.
Il 16 settembre viene ucciso il presidente Taraki e sale al potere Amin, l’URSS teme che questa situazione possa portare ad un’estensione della guerriglia alle repubbliche sovietiche dell’Asia centrale musulmana.
I servizi segreti uccidono Amin e il potere viene preso da Karmal. Nel 1980 l’ONU condanna l’invasione sovietica, gli Stati Uniti offrono al Pakistan un sostanzioso piano di aiuti economici e militari per contrastare l’avanzata russa in Afghanistan. I ribelli costituiscono un governo provvisorio nelle zone sotto il loro controllo, mentre la risoluzione 35 dell’ONU chiede l’immediato ritiro di tutte le truppe straniere dall’Afghanistan. Perez de Quellar viene nominato nel 1981 dall’ONU inviato speciale in Afghanistan.
Nell’anno successivo i profughi afgani sono circa tre milioni e mezzo rifugiati in Pakistan e due milioni n Iran, altre migliaia in India, Europa e Stati Uniti, mentre le truppe sovietiche raggruppano centomila uomini. Nel 1984 l’Unione Sovietica attacca la guerriglia nella Valle del Pashir.
Reagan annuncia la fornitura di missili Stinger ai guerriglieri, il flusso di aiuti economici e militari USA è molto alto. E’ il 1985 quando in Unione Sovietica viene eletto Gorbaciov, che si dichiara disponibile ad una soluzione politica della crisi afgana. A novembre si incontrerà a Ginevra con Reagan.
Nei mesi seguenti sei reggimenti dell’Armata Rossa vengono ritirati, ma solo a scopo dimostrativo, infatti il potere sovietico continua a discutere sul ritiro completo. Nel 1987 è in vigore una nuova costituzione, anche se l’80% delle campagne e il 40% delle città sono fuori dal controllo governativo. Ad aprile 1988 a Ginevra viene firmato l’accordo definitivo per il ritiro dell’Armata Rossa, sotto il controllo dell’ONU.
Il 15 febbraio 1989 viene ultimato il ritiro delle truppe sovietiche.
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